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Luoghi da visitare
 
Luoghi da visitare
I Dintorni
      Dintorni
Cerveteri è una località prossima alla costa tirrenica a nord di Roma, posta ai piedi dei monti Ceriti, su uno sperone di tufo strapiombante.
Alcune testimonianze della sua esistenza risalgono all'VIII secolo a.C. Divenne in breve una città etrusca importantissima a danno di Tarquinia.
I greci stabilirono rapporti di scambio promovendo l'evoluzione delle tecniche artigianali locali.
Il progresso portò a una organizzazione imprenditoriale e commerciale favorita dei porti di Alsium (Palo), Pirgy (Santa Severa), Panicum (Santa Marinella).
Il periodo di maggior floridezza di Caere è testimoniato dalle necropoli.
Nel 350 a.C. la città fu definitivamente sottomessa da Roma.
Il castello è il centro della Cerveteri medievale e comprende parte delle mura etrusche del IV secolo a.C. E' stato donato alla stato dalla famiglia Ruspali per ospitarvi il museo nazionale cerite, dove, in due piani, sono conservati i corredi funebri delle tombe.
Nella necropoli estrusca della Banditaccia è testimoniata tutta l'evoluzione degli usi funerari ceriti attraverso i secoli (VII-I a.C.), dell'incinerazione all'inumazione della salma, in tombe a pozzetto, a fossa, poi a camera.
Fuori del recinto di visita si trovano: il tumulo delle Sedie e degli Scudi con toni e scudi scolpiti, la tomba dell'Alcova con loculo matrimoniale scavato nella parete, la tomba dei Tarquini con un cippo che ne ricorda il nome, la tomba del Triclinio, la tomba dei Sarcofagi, dove furono rinvenuti sette sarcofagi, la tomba del Leoni dipinti, la tomba G. Moretti, la tomba della Nave.
Entro il recinto si trovano le custodie dei vasi cinerari, la prima tomba a camera e le tombe a tumulo della via Sepolcrale.
La tomba dei Capitelli si apre con un grande atrio in cui si trovano due pilastri sormontati da capitelli (VI sec. a.C). Il più antico tumulo della necropoli (datato al VII secolo e detto Tumulo II) ha al suo interno quattro tombe assiali, tra cui la tomba della Capanna e la tomba dei Vasi Greci.
Proseguendo ancora lungo la via Sepolcrale si incontra la tomba dei Rilievi o tomba Bella (IV secolo a.C.): come attesta un'iscrizione, apparteneva alla famiglia dei Matunas.
Si tratta di un'unica camera con oltre trenta deposizioni e mostra degli splendidi rilievi stuccati e dipinti intorno alle pareti e ai pilastri di sostegno, che rendono un'idea delle suppellettili etrusche: coltelli, mestoli, bisacce, spade, elmo, animali e oggetti domestici.
Degna di nota è ancora la tomba della Cornice (metà del VI a.C.). Un' intero quartiere di tombe a dado del V secolo a.C. mostra infine una struttura standard a blocchi con facciata rettangolare, corridoio, un atrio e due camere.
Nei dintorni : Ladispoli (7 Km), noto centro di soggiorno balneare.
Poco distante dall'abitato c'è Palo, dove sorge il turrito castello Odelscalchi, immerso in uno splendido parco , oggi divenuto oasi faunistica: torre d'avvistamento nel XII secolo e castrum nel XIV, l'edificio fu trasformato in castello gentilizio fortificato quando divenne proprietà degli Orsini.
Papa Leone X fece restaurare il castello dandogli l'aspetto del palazzo signorile, a opera di Giuliano Leno e Gianfrancesco da Sangallo .
Il castello passò poi in proprietà agli Odelscalchi che, con alcuni intervalli, lo hanno conservato fino ai giorni nostri.
Nei pressi sono inoltre visibili alcuni ruderi di una villa romana, ornata di mosaici del III secolo, e la settecentesca villa La Posta.
      Cerveteri
Cerveteri
Cerveteri è una località prossima alla costa tirrenica a nord di Roma, posta ai piedi dei monti Ceriti, su uno sperone di tufo strapiombante.
Alcune testimonianze della sua esistenza risalgono all'VIII secolo a.C. Divenne in breve una città etrusca importantissima a danno di Tarquinia.
I greci stabilirono rapporti di scambio promovendo l'evoluzione delle tecniche artigianali locali.
Il progresso portò a una organizzazione imprenditoriale e commerciale favorita dei porti di Alsium (Palo), Pirgy (Santa Severa), Panicum (Santa Marinella).
Il periodo di maggior floridezza di Caere è testimoniato dalle necropoli.
Nel 350 a.C. la città fu definitivamente sottomessa da Roma.
Il castello è il centro della Cerveteri medievale e comprende parte delle mura etrusche del IV secolo a.C. E' stato donato alla stato dalla famiglia Ruspali per ospitarvi il museo nazionale cerite, dove, in due piani, sono conservati i corredi funebri delle tombe.
Nella necropoli estrusca della Banditaccia è testimoniata tutta l'evoluzione degli usi funerari ceriti attraverso i secoli (VII-I a.C.), dell'incinerazione all'inumazione della salma, in tombe a pozzetto, a fossa, poi a camera.
Fuori del recinto di visita si trovano: il tumulo delle Sedie e degli Scudi con toni e scudi scolpiti, la tomba dell'Alcova con loculo matrimoniale scavato nella parete, la tomba dei Tarquini con un cippo che ne ricorda il nome, la tomba del Triclinio, la tomba dei Sarcofagi, dove furono rinvenuti sette sarcofagi, la tomba del Leoni dipinti, la tomba G. Moretti, la tomba della Nave.
Entro il recinto si trovano le custodie dei vasi cinerari, la prima tomba a camera e le tombe a tumulo della via Sepolcrale.
La tomba dei Capitelli si apre con un grande atrio in cui si trovano due pilastri sormontati da capitelli (VI sec. a.C). Il più antico tumulo della necropoli (datato al VII secolo e detto Tumulo II) ha al suo interno quattro tombe assiali, tra cui la tomba della Capanna e la tomba dei Vasi Greci.
Proseguendo ancora lungo la via Sepolcrale si incontra la tomba dei Rilievi o tomba Bella (IV secolo a.C.): come attesta un'iscrizione, apparteneva alla famiglia dei Matunas.
Si tratta di un'unica camera con oltre trenta deposizioni e mostra degli splendidi rilievi stuccati e dipinti intorno alle pareti e ai pilastri di sostegno, che rendono un'idea delle suppellettili etrusche: coltelli, mestoli, bisacce, spade, elmo, animali e oggetti domestici.
Degna di nota è ancora la tomba della Cornice (metà del VI a.C.). Un' intero quartiere di tombe a dado del V secolo a.C. mostra infine una struttura standard a blocchi con facciata rettangolare, corridoio, un atrio e due camere.
Nei dintorni : Ladispoli (7 Km), noto centro di soggiorno balneare.
Poco distante dall'abitato c'è Palo, dove sorge il turrito castello Odelscalchi, immerso in uno splendido parco , oggi divenuto oasi faunistica: torre d'avvistamento nel XII secolo e castrum nel XIV, l'edificio fu trasformato in castello gentilizio fortificato quando divenne proprietà degli Orsini.
Papa Leone X fece restaurare il castello dandogli l'aspetto del palazzo signorile, a opera di Giuliano Leno e Gianfrancesco da Sangallo .
Il castello passò poi in proprietà agli Odelscalchi che, con alcuni intervalli, lo hanno conservato fino ai giorni nostri.
Nei pressi sono inoltre visibili alcuni ruderi di una villa romana, ornata di mosaici del III secolo, e la settecentesca villa La Posta.
      Santa Severa
 Santa Severa
Al pari se non più di Santa Marinella, Santa Severa è una località ricca di storia, cultura e testimonianze archeologiche, elementi che, insieme al bellissimo mare ed alle numerose strutture turistiche che ne colorano le coste, rendono piacevolissime le vacanze di chi, nella stagione estiva, senza volersi allontanare dalla provincia di Roma, desidera ugualmente trascorrere un periodo rilassante ed, allo stesso tempo, divertente.
Uno dei veri punti di forza di questa città è sicuramente lo splendido castello medievale che si affaccia sulmare.
Fu costruito intorno all'XI secolo come baluardo difensivo del litorale, in prossimità delle rovine di Pyrgi, uno dei principali porti Etruschi di Caere (da rilevare che il Castello di Santa Severa e l'area archeologica di Pyrgi costituiscono una delle più importanti località d'interesse storico-archeologico del litorale tirrenico); inoltre, la zona circostante il castello risulta frequentata a partire almeno dal IV millennio a.C.
Non mancano strutture tra le più varie anche per chi ama le spiagge, il mare, il divertimento notturno. Santa severa si trova a qualche chilometro di distanza da Santa Marinella, percorrendo l'Aurelia in direzione Roma.

Pyrgi e il Castello di Santa Severa

La storia di questa località si apre già nell'età del bronzo, periodo in cui è possibile accertare l'esistenza di un piccolo insediamento a sud del castello, in prossimità del mare, costituente un probabile punto di riferimento per i naviganti dell'epoca. Nel VII secolo a.C. le favorevoli condizioni ambientali determinarono la nascita di un punto di approdo fisso; in epoca arcaica (VI sec. a.C.), Pyrgi, collegata a Caere (Cerveteri) da una strada monumentale, fu uno scalo commerciale di primaria importanza, aperto ai traffici di tutto il bacino del Mediterraneo. Ai margini dell'abitato, esteso per circa 10 ettari, si sviluppa un antichissimo Santuario, ricordato da varie fonti, comprendente i templi di divinità Etrusche e Fenicie. Dagli scavi del Santuario provengono le tre famose lamine auree iscritte in Etrusco e Punico, testimonianza diretta dei profondi legami che esistevano, alla fine del VI secolo, tra Etruschi di Cerveteri e Cartagine. Nel III secolo a.C., con la romanizzazione del territorio Cerite, Pyrgi diventa una colonia marittima, una grande fortezza a pianta rettangolare edificata su parte dell'abitato Etrusco. Essa proseguì la sua vita fino in epoca tardo-antica (V-VI sec.a.C.); in tale periodo fu forse trasformata in una grande villa di proprietà imperiale. Nel periodo altomedievale si sviluppò il castello ed il borgo di Santa Severa (martire Pyrgese del III sec.a.C.). Nel secolo XI venne edificata la torre "Normanna", nel secolo XIV il castello. Nel borgo annesso al castello ha sede il museo civico di Santa Severa.
      Santa Marinella
Santa Marinella
Santa Marinella è oggi il risultato dell'incessante operare delle generazioni dalla lontana preistoria fino ai giorni nostri, un operare che ha trasformato i paesaggi e l'ambiente naturale nella perenne corsa all'acquisizione ed allo sfruttamento delle risorse:
dai piccoli insediamenti del Neolitico si è giunti, infatti, dopo alcuni millenni, al piano urbanistico degli Odescalchi che ha dato il via alla nascita della moderna Santa Marinella, agli inizi del novecento.
Questa cittadina, sita a pochi chilometri di distanza da Civitavecchia, percorrendo l'Aurelia in direzione Roma, è oggi prevalentemente rivolta al turismo, non solo a causa della presenza di innumerevoli testimonianze archeologiche di ogni epoca, ma grazie anche agli attrezzatissimi stabilimenti estivi e locali che rivestono la costa.
Vale sicuramente la pena di fare un salto in questa località che, sebbene sia fiacca nella stagione invernale, al contrario si colora di divertimento durante l'Estate.
Non potrebbe non essere che così, data la struttura e le funzionalità che oggi caratterizzano Santa Marinella, modellata sul suo elemento fondamentale, il mare.
Vale la pena, a questo punto, di informare brevemente sui più importanti ritrovamenti archeologici tra quelli che, in gran numero, costellano la zona di Santa Marinella.

La Villa Romana delle Grottacce
All'altezza del km 58,200 della Via Aurelia, tra la statale e la spiaggia, si estendono i resti della Villa Romana delle Grottacce, una delle classiche Villae Maritimae del litorale. Il vasto insediamento è provvisto di un notevole impianto per l'allevamento di pesci e molluschi (Peschiera) e di un lungo molo di ormeggio, oggi quasi completamente sommersi. Della villa si conservano grandi strutture relative ai locali di servizio e perl'attività produttiva, mentre la zona residenziale soprastante è andata quasi completamente distrutta in seguito all'erosione marina, degli agenti atmosferici ed ai saccheggi avvenuti nel corso dei secoli. Le murature rivelano una complessa storia edilizia protrattasi dal I sec. a.C. fino al IV sec. d.C.

I Ponti Romani di Santa Marinella

Nel territorio di Santa Marinella sono presenti i resti, ben conservati, di numerosi ponti Romani relativi al tracciato dell'antica Via Aurelia, famosa via di collegamento tra Roma, l'Etruria costiera e la Liguria, costruita a partire dal III sec. a.C. sulla base di precedenti tracciati Etruschi. Di particolare interesse e monumentalità risultano il ponte di Largo Impero (km 60,400 della Via Aurelia) ed il Ponte di Via Roma (km 60,700). Di difficile accesso è oggi il bellissimo Ponte delle Vignacce (km 62,300). Presso il km 59,700 della Via Aurelia, si trova l'interessantissima stele con l'iscrizione commemorativa del restauro del Ponte di Apollo, voluto dagli imperatori Settimio Severo e Caracolla: i resti del ponte, parzialmente pervenuti nel rifacimento medievale e moderno, si conservano presso il Fosso di Castelsecco, tra la Via Aurelia ed il mare.

Punicum, la Villa di Ulpiano e il Castello Odescalchi

Santa Marinella
Sul promontorio di Santa Marinella doveva trovarsi il sito dell'antica Punicum, un insediamento di origine Etrusca, nato in coincidenza con un punto di facile approdo, protetto dai venti e dal mare. In epoca Romana, presso Punicum, venne costruita una lussuosa villa marittima provvista di un porto e di impianti per l'allevamento ittico (peschiere), acquistata, forse agli inizi del III sec. d.C., dal famoso giuresconsulto Ulpiano. I resti più interessanti di questa villa (statue, mosaici, ecc.) sono dispersi in diversi musei e collezioni private, mentre numerosi frammenti architettonici ed alcune iscrizioni sepolcrali si conservano nei giardini del castello Odescalchi e dei villini circostanti. Su questi siti, intorno all'XI secolo, si costituisce un piccolo insediamento, protetto da un'alta torre cilindrica, provvisto di un luogo di culto dedicato a santa Marinella, curato da una comunità di monaci Brasiliani. Nei secoli successivi, attraverso complesse vicende, fu edificato il castello, inglobando la torre cilindrica (XV sec.). Nel 1634, Papa Urbano VIII avviò le opere per la realizzazione di un grande porto che avrebbe dovuto spostare su Santa Marinella una parte del traffico di Civitavecchia. Il castello Odescalchi,con il vicino borgo, è rimasto a controllo del sottostante porticciolo e del litorale fin quasi ai giorni nostri.

Castrum Novum

Tra Torre Chiaruccia e casale Alibrandi (km 64 della Via Aurelia) si estendeva la città di Castrum Novum, colonia marittima Romana, dedotta nel 264 a.C. a difesa della zona settentrionale del territorio Cerite, ripopolata forse in epoca Cesariana. A riprova della sua esistenza sono le numerose strutture murarie, pavimenti marmorei o a mosaico, vasche e colonnati relativi alla fase imperiale, tutti reperti notati durante le ricerche che negli ultimi tre secoli hanno portato al rinvenimento di reperti interessantissimi tra i quali, un'erma di Aspasia velata, statue di imperatori, una piccola statua di Bacco e l'eccezionale scoperta, avvenuta nel 1778, di uno scrigno contenente 122 monete d'oro databili nel I e II sec. d.C. Inoltre, numerosi materiali dell'età del ferro (IX sec. a.C.) e di epoca etrusca arcaica documentano la frequentazione dell'area anche in epoche anteriori la deduzione della colonia Romana. Infine, al km 64,600, presso il fosso delle Guardiole, sono i resti di un impianto termale e di altre interessanti strutture relative ad una villa marittima Romana con peschiera rettangolare oggi quasi completamente sommersa.

La Peschiera di Punta della Vipera

Uno dei più interessanti e completi esempi di peschiera Romana,visibili lungo l'intero litorale Tirrenico a nord di Roma, è sicuramente quello situato all'altezza del km 66 della Via Aurelia in località Punta della Vipera. L'impianto, costruito forse alla fine del I sec. a.C., si articola in diverse vasche rettangolari, distribuite intorno ad un grande bacino circolare centrale di oltre 20 metri di diametro. Le vasche centrali conservano tracce delle aperture e degli apprestamenti idraulici che distribuivano le acque nell'allevamento e ne regolavano il deflusso. La peschiera era controllata da una villa marittima sita nell'immediato entroterra, purtroppo, oggi, completamente edificato.

Il Santuario Etrusco di Punta della Vipera

Sempre in località Punta della Vipera è stato rinvenuto, isolato, a ridosso della linea ferroviaria, un piccolo Santuario rurale Etrusco. Il Santuario fu fondato intorno al 53 a.C. e subì vari rifacimenti alla metà del III e del IV secolo a.C. Il Santuario era dedicato a Minerva. Alla metà del I secolo a.C., l'edificio di culto, ormai in abbandono, fu quasi interamente demolito per la costruzione di una villa.
      Tolfa
Tolfa
Tolfa presenta un urbanistica che si sposa perfettamente con le caratteristiche naturalistiche del luogo rispettando anche l'originaria configurazione del paese che esiste già dal medioevo.
Sono numerose ed interessanti le varie necropoli etrusche che sorgono negli immediati dintorni del paese; ciò a riprova dell'esistenza di insediamenti umani nell'area tolfetana che risalgono non solo all'epoca etrusca ma addirittura sino al paleolitico.
Tolfa conosce il suo periodo più fiorente nell'età alto medievale; le numerose strutture, proprio di quest'epoca sono infatti tali da conferire al luogo, ancora oggi, un aspetto che sicuramente suscita nel visitatore la suggestione di altri tempi.

La Rocca
Sul monte sono visibili i ruderi del castello appartenuto ai fratelli Frangipane.
Nel 1502, Agostino Chigi, appaltatore delle miniere di allume, determinò lo smantellamento della rocca, trasferendone i pezzi di artiglieria a Porto Ercole.
Sul monte si trova il Santuario dedicato all'Addolorata " SANTA MARIA DELLA PIETA' " che ha sempre rappresentato, per i Tolfetani, il comune distintivo di appartenenza e sintesi della loro storia.

Il Palazzo della Ragione
Il palazzo Baronale è un primitivo abitato, compreso tra le mura, sorretto in parte da un'arcata sul cui vertice si ammira lo stemma.
Fu costruito intorno al 1200 ed era la sede dell'esercizio del pubblico potere.
In questo palazzo dovette abitare il governatore.
Il fabbricato è anche detto "PALAZZO DELLA RAGIONE".

S. Egidio
La chiesa di S. Egidio è situata all'interno della cinta muraria del paese e risale alla fine del XIV secolo.
Questa è dedicata a S. Egidio, Patrono di Tolfa ed ha subito negli anni profonde trasformazioni rispetto alla sua struttura originaria, sicuramente più piccola.

La Chiesa dei Cappuccini
La chiesa con il convento connesso risalgono alla prima metà del 600.
Le prime migliorie furono fatte attorno al 1730, da guardiano dei Cappuccini padre Alessio da Campine.
All'interno della chiesa, sopra l'altare, è posto il quadro della Madonna di Cibona (fine 400, primi 500) affresco originale staccato dalla parete di fondo della chiesa omonima.
Il chiostro del convento, con pozzo al centro in pietra locale, segue uno stile semplice ed elegante, in rispetto delle regole di vita Francescane.
Dal piazzale frontale si apprezza il centro storico dominato dalla rocca e se ne subisce il fascino.

L'antico Palazzo Comunale e Torre dell'Orologio
L'antico palazzo comunale è stato costruito in via Frangipane, fuori dalle mura medievali, dopo la scoperta dell'allume ed in seguito alla crescita urbanistica.
A fianco si vede la Torre dell'Orologio del 1602 (come risulta dall'iscrizione scolpita sul marmo) sulla cui sommità sono poste, racchiuse in una gabbia di ferro battuto, le campane che scandivano le giornate dei vecchi Tolfetani.

La Fontana della Piazza Vecchia
La fontana, costruita nella piazza Giacomo Matteotti (da sempre chiamata "Piazza Vecchia"), venne sistemata, nel 1888, per portare alla popolazione Tolfetana l'acqua potabile; per l'occasione fu necessario dotarla di una vasca ed, al centro, di una colonna con due getti d'acqua.

La Chiesa della Madonna della Sughera
La chiesa (santuario) della Madonna della Sughera sorse come sviluppo e completamento del Cappellone ottagonale costruito, nei primi del 500 da Agostino Chigi, a memoria del miracoloso ritrovamento del dipinto su tavole raffigurante la Madonna col Bambino, avvenuto il giorno di Ognissanti (1501), da parte di due cacciatori tolfetani.
Al centro del Cappellone si può ammirare un Tabernacolo che custodisce sia una copia del dipinto (l'originale fu trafugato dalle truppe Francesi nel 1799) che l'albero sul quale la tradizione vuole rinvenuta l'immagine sacra.
La chiesa , dopo varie modifiche alla struttura, si presenta oggi con una navata centrale e sei altari, tre per ciascun lato.

Piazza Vittorio Veneto
La piazza grande del paese (1920-30) ha su un lato una lunga balaustra da dove si può ammirare uno stupendo panorama: partendo da sinistra si può ammirare il monte della Rocca, nella vallata, poi, si possono riconoscere i luoghi di numerose necropoli e di vestigia Etrusche e Romane, il Castello di Rota ed i ruderi di Monteranno Canale.
In fondo alla piazza è il palazzo comunale nel quale, al piano terra, è sito il museo civico, ricco di prestigiosi reperti archeologici.
Dietro il palazzo verdeggia il giardino della villa comunale.

Tolfa
Palazzo con Tabernacolo
Si può ammirare, al numero civico 61 di via Annibal Caro, un edificio la cui facciata è ingentilita da un'edicola, raffigurante la Vergine, a timpano curvilineo spezzato, con colonne e pilastri a capitelli fogliati.
Sopra vi è la corona regale; il tutto in uno spiccato stile barocco.

Palazzo Buttaoni
Al numero civico 30 di via Roma si trova l'edificio Buttaoni la cui facciata non ha particolari rilievi architettonici: Tuttavia, varcato il cancello, ci si trova ad apprezzare un atrio con corte e frontale a nicchia ed un triplice porticato ad arco, sovrastato da una bassa terrazza coperta.
Il palazzo è sede della biblioteca comunale.

Palazzo Celli
In via Costa Alta si può ammirare il Palazzo Celli, la cui facciata è arricchita da un portone stemmato e da finestre incorniciate.
All'interno del cortile, nella parete di fronte all'entrata, si nota un nicchione.

Palazzo Panetti
Sito in via Annibal Caro, dove sono presenti edifici notevoli, riflesso del periodo di benessere economico, il palazzo Panetti ne è la riprova.
La facciata ha un solenne portale bugnato ed è arricchita da ampie finestre; l'ingresso principale conserva quasi interamente l'originale pavimentazione in mattoni a coltello.

Cenni storici
Il territorio del comune di Tolfa fa parte di quel lembo dell'Appennino Etrusco esteso lungo la fascia pretirrenica laziale.
Geograficamente il paese si trova a Nord-Ovest di Roma, da cui dista circa 70 km e nella cui provincia è ricompresso, ed a Nord-Est di Civitavecchia, da cui dista 20 km.
Il territorio Tolfetano è stato interessato da insediamenti umani sparsi fin dall'età neolitica; i reperti risalgono, infatti, a quest'ultima, a quella del bronzo, a quella del ferro, nonché a quella protovillanoviana e villanoviana.
Marcatissima è la presenza degli Etruschi, come testimoniano le innumerevoli necropoli; esse attestano la presenza di vari centri abitati, collocati, probabilmente, su tre altipiani tufacei (Pian dei Santi, Pian della Conserva, Pian Cisterna), inoltre sepolture Etrusche sono state rinvenute in numerose altre località.
La civiltà Etrusca venne soppiantata da quella Romana che parimenti ha lasciato varie tracce.
Sull'origine del nome "Tolfa" vi sono due possibili ipotesi: il nome potrebbe derivare dalla radice "TUL", di origine etrusca, avente il significato di "sollevare" e quindi potrebbe indicare l'altitudine in rapporto alla sua posizione geografica; oppure potrebbe avere origine dalla cultura Longobarda, presente nella zona dalla fine del VI secolo, nella cui onomastica è molto diffuso il suono terminale "ULFO".
L'abitato di Tolfa si estese a partire dalla Rocca ad una più ampia e definitiva cinta muraria, con la costruzione delle chiese, della piazza antistante e di tutte le strutture necessarie alla vita sociale quotidiana, sviluppandosi soprattutto con la scoperta dell'allume (1460-1462) da parte di Giovanni da Castro.
     Parco Naturale dei monti della Tolfa
Parco Naturale dei monti della Tolfa
A pochi chilometri da Civitavecchia si trova il territorio dei Monti della Tolfa, formato da un massiccio collinare che raggiunge i 638 metri d'altezza e caratterizzato da una morfologia varia alla diversa origine geologica.
Il paesaggio si presente movimentato da numerosi rilievi ricoperti in gran parte da bosco ceduo o pascoli estesi con allevamenti bradi di bestiame maremmano .
I suggestivi abitati di Tolfa e Allumiere si trovano sulla sommità di questi rilievi formatisi, in seguito a una serie di fenomeni vulcanici nell'era Quaternaria .
Tali formazioni geologiche, oltre a fornire agli studiosi di geologia una vera e propria 'palestra' di studio assai accessibile, hanno per anni costituito la ricchezza di questi territori . Basti pensare che Allumiere deve la sua origine a il suo nome all'allume, minerale di interesse mondiale nei secoli scorsi.
Nella zona attraggono il visitatore anche notevoli resti di insediamenti umani che vanno dalla preistoria fino al medioevo ; tra questi , numerosi i resti etruschi quali il tempio di "Gasceta dei Cavallieri", le necropoli di "Grottini" e di Pian della Conserva".

Flora: si passa dalle presenze, a quote più vicine al mare del lentisco, corbezzolo, sughera e leccio a quelle, più elevate, del faggio, carpino bianco e castagno.

Fauna: alcune specie sono in pericolo di estinsione come il gatto selvatico, la lontra, la martora tra i mammiferi e il nibbio reale tra gli uccelli; notevoli presenze invece del lupo, del cinghiale, di alcune specie di roditori, del gufo reale, del picchio rosso.

Vie d'accesso:
da Roma, autstrada A12 Roma-Civitavecchia , uscita S.Severa , direzione Tolfa.
da Civitavecchia, proseguendo la Via delle Terme di Traiano direzione Tolfa.
      Tarquinia
Tarquinia
Tarquinia è situata ad una decina di chilometri di distanza da Civitavecchia, percorrendo l'Aurelia in direzione Grosseto.
Questa città può essere osservata, in base alle sue caratteristiche, sotto due aspetti: essa si presenta, da una parte, come una località ideale per l'Estate (Tarquinia Lido); infatti, sebbene non presenti un paesaggio costiero rilevante, sono tuttavia notevoli le strutture balneari che caratterizzano le spiagge di questa città.
Situate sul Lungo Mare di Tarquinia Lido, queste strutture (stabilimenti, campeggi,discoteche, bar, discopab,ecc.), grazie alle loro attrezzature ed alle innumerevoli attività che promuovono (tornei di beatchvolley, anche di una certa importanza, noleggio surf, canoe, animazione di sera, ecc.), costituiscono tra i maggiori centri di attrazione del turismo.
Il secondo aspetto che è importante enfatizzare è l'enorme valenza culturale ed archeologica che questa località possiede: Tarquinia è a tutti nota per l'importanza avuta come città Etrusca e per le numerose necropoli all'interno delle quali si conservano splendidi esempi di pittura.
Le tombe dipinte si trovano per lo più all'interno della necropoli di Montarozzi ed assumono un grande rilievo, in quanto, grazie alle numerose immagini che gli antichi Etruschi hanno dipinto sulle loro pareti, hanno dato agli appassionati l'opportunità di approfondire la conoscenza della vita quotidiana, delle arti e delle credenze religiose di questo popolo.
Ma Tarquinia, con le sue torri, le austere Chiese romaniche, le piccole abitazioni che si affacciano sui vicoli e monumenti medievali di notevole importanza, è anche una città in cui l'arte, la cultura dell'epoca del medioevo trovano profonde radici.

Itinerario di visita

Entrando nella città, si giunge subito in piazza Cavour, ove l'occhio del visitatore è subito colpito dalla mole di Palazzo Vitelleschi, sede del museo nazionale.
Si prende quindi, sul lato meridionale della piazza, la Via Umberto I, entrando così nella zona di Castro Nuovo in cui si può ammirare, in Piazza Belvedere, la chiesa di S.Antonio in stile romanico-gotico e quella di Santa Lucia.
Sempre nelle vicinanze di Via Umberto I, si può ammirare la splendida chiesa di San Giovanni Battista (sec. XIII): lo stemma dei Cavalieri di Malta, posto sul portale centrale, è sormontato da un bel rosone a raggiera di colonnine.
Prendendo Via della Salute, e dopo aver svoltato a sinistra in Via Garibaldi, si giunge a piazza Matteotti sul cui lato sinistro si allinea la chiesa del Suffragio, splendido esempio di barocco Romano.
Accanto si erge il grande palazzo comunale, di impianto romanico (sec. XI), con larghi interventi barocchi.
Da Piazza Matteotti, seguendo l'alberata Dante Alighieri, si arriva ad uno slargo sopra la cinta murata da cui si apre un ampio panorama sulla vallata , sul colle della Civita e sulla Necropoli.
Tornando indietro si imbocca a sinistra la Via di Porta Tarquinia, ove si affaccia il Settecentesco Palazzo Scotti. Nelle sue immediate vicinanze si conserva un tessuto edilizio di origine medievale, del quale, l'elemento più caratterizzante è sicuramente il grande complesso di S. Francesco (chiesa e convento del secolo XIII).
Interessante è, percorrendo Via San Leonardo, di fronte alla chiesa, il Palazzo detto del Marchese, con cortile Quattrocentesco.
Percorrendo Via Garibaldi si giunge ad una piccolissima e suggestiva piazzetta antistante l'ex chiesetta di San Pancrazio (XIII secolo); accanto a questa è il Palazzo dei Priori, ottenuto unendo più elementi edilizi preesistenti.
Alle spalle del Palazzo Comunale e di quello dei Priori si estende un quartiere ricco di suggestione ed importante per la conoscenza della città medievale.
Qui è mirabile la chiesa della Santissima Annunziata (secolo XII-XIII) con facciata romanica e portale dai motivi siculo-normanni.
Su Via San Giacomo sono invece da notare la chiesetta romanica del Santissimo Salvatore e quella di San Giacomo Apostolo (secolo XII).
Tornando , a questo punto, all'Annunziata, si raggiunge la piazza su cui domina la chiesa di San Martino (una delle più antiche di Tarquinia) ed una grande torre. Tornati al Palazzo dei Priori, si segue Via delle Torri, ove appunto si notano due torri diroccate e la seicentesca chiesa di Santo Spirito. Di qui si sbocca in Piazza Santo Stefano, da cui si vede levarsi la merlata di torre Barocci e, sull'altro tratto di Via delle Torri, la torre dei Draghi.
Dalla piazza è visibile anche la zona absidale del Duomo, l'antica chiesa di Santa Margherita, di origine medievale, divenuta cattedrale di Corneto nel 1435, ma rifatta nel 1656 e restaurata nell'Ottocento.
Seguendo l'adiacente Via Mazzini, si giunge così a Palazzo Vitelleschi; proseguendo così per Via di Porta Castello si arriva al nucleo più antico della Tarquinia Medievale: si erge qui la torre del seminario (sulla destra) e la grande doppia porta che si apre all'altezza di un bastione della cinta muraria medievale.
Sottopassando le torri sotto le porte si giunge davanti alla chiesa di Santa Maria di Castello, accanto alla quale sorge un'altissima torre.
Ritornando per la Via Valverde verso la barriera San Giusto, si incontra la duecentesca chiesa di Santa Maria di Valverde, rimaneggiata all'interno nel Quattrocento.

La Necropoli di Monterozzi

Questa risponde al più importante ritrovamento Etrusco di tutta la zona; si estende a sud-est dell'attuale Tarquinia e a sud del colle dove sorgeva la Civita Etrusca.
Ospita un vastissimo repertorio di tombe alcune delle quali vale la pena di illustrare per bellezza, fama ed importanza.
Tarquinia
La Tomba delle Leonesse 530 a.C. scoperta nel 1873): questa tomba deve il suo nome alla coppia di felini dipinti, l'uno di fronte all'altro, ai lati della mensola sulla parete di fondo, su cui è raffigurato un grande cratere in torno al quale figurano due suonatori e due gruppi di danza.
La Tomba dei Leopardi (di circa un secolo più recente della precedente e scoperta nel 1833): caratterizzata anch'essa dalla mirabile raffigurazione di due animali, affrontati ad un ramoscello, nel timpano della parete di fondo tutta decorata dalla scena di un banchetto, con tre coppie distese sui letti.
La Tomba di Polifemo o dell'Orco(composta da più vani di due tombe contigue, poi unificate, databili alla prima e seconda metà del IV secolo; scoperta nel 1868): la più antica, della famiglia Spuria, è formata da un grande vano quadrangolare, con nicchie, a cui si accede tramite un corridoio. Sulla parete di fondo è una scena conviviale ambientata su uno sfondo di paesaggio; un breve tratto su tale parete, a destra della nicchia, è occupato dalla raffigurazione di Caronte; sulla parete laterale, a destra, è un'altra scena conviviale, di cui restano soltanto la bellissima testa della donna (la celebre Fanciulla Velcha) e del marito. Attraverso un passaggio cassettonato e scolpito si entra nella seconda e più recente tomba ove si può ammirare una famosissima scena mitologica: l'accecamento di Polifemo; poi, attraverso una mescolanza di iconografie Greche ed Etrusche spiccano le divinità infernali e varie scene ambientate nel mondo degli Inferi.
La Tomba degli Auguri (530 a.C. scoperta nel 1878): presenta sulla parete di fondo una finta porta ai lati della quale due uomini, forse sacerdoti, sono in atteggiamento di preghiera e compianto. La parete destra è dipinta con una scena di lotta tra servi, alla presenza di uno spettatore con manto rosso e forze del giudice di gara; segue la raffigurazione del crudele gioco del Phersu ("Maschera"), in cui un individuo mascherato aizza un cane ed un lupo contro un condannato che deve difendersene avendo la testa incappucciata.
La Tomba dei Tori (540 a.C. scoperta nel 1892): presenta una struttura articolata formata da un atrio, in fondo al quale si aprono gli accessi a due celle con panchine. Lo spazio tra le due porte è occupato dalla raffigurazione di Achille che tende l'agguato a Troilo; il fregio in alto è occupato da scene erotiche e di tori.
La Tomba del Barone o dei Cavalli (500 a.C.): sulla parete di fondo, il marito si congeda dalla sposa alla presenza di due giovani cavalieri; sulla parete sinistra la madre si separa dai figli e su quella destra è raffigurato il commiato di uno dei figli dal fratello.
L'Ara della Regina: a completamento della visita, ci si dirige verso l'antico insediamento Etrusco. Imboccando, dalla necropoli, la statale 1 bis verso Monte Romano e prendendo a sinistra dopo 7,3 chilometri, si raggiunge una strada campestre che si percorre per un chilometro e mezzo per poi prendere, ancora a sinistra, una strada che conduce al vecchio casale degli scavi. A questo punto si prosegue in direzione nord-ovest fino ad incontrare un tratto delle antiche mura urbane (V-IV sec.a.C.). Qui si trovano le rovine dell'Ara della Regina, resti di una struttura templare di eccezionali dimensioni (m.39,35 X 25,35), costruita nel IV secolo su edifici più antichi. Ornava il coronamento del tempio una grande scultura fittile, raffigurante due cavalli alati, ora al museo di Palazzo Vitelleschi a Tarquinia.

La Storia

Anticamente Tarxuna o Tarxna (probabilmente dal nome dell'eroe Tarconte, suo mitico fondatore) Tarquinia è una delle città tra le più antiche della Tuscia.
La sua esistenza è accertata sin dal IX sec.a.C., ma sicuramente raggiunge il massimo splendore con l'avvento della dinastia dei Tarquini che regnarono a Roma (VIII-VII sec.a.C.).
La città, centro egemone di tutta l'area Etrusca durante il IV secolo, decade con il tramontare dell'impero Romano a causa della malaria e delle incursioni barbariche; gli abitanti si trasferiscono quindi sul vicino colle della necropoli di Monterozzi, costituendo il nuovo insediamento di Corgnitum (poi Corneto), ove poi sorgerà la città medievale e dove oggi è situato il nucleo urbanistico di Tarquinia.
L'antica Cognitum sorgeva in una spianata detta La Civita, divisa in due settori: il primo è sede dei resti dell'antico agglomerato urbano, il secondo, detto Ara Della Regina, è caratterizzato dal basamento di un Tempio della fine del IV sec. a.C. Qui risalta la mirabile urbanistica medievale in stile toscano.
Durante il XIII secolo si aggiunge, alla civitas di Corneto, un Castro Nuovo, resosi necessario a causa dell'incremento demografico.
Tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, Corneto raggiunge la sua massima floridezza economica, il maggior livello di autonomia politica ed il più alto livello di consistenza demografica.
Nel quattrocento la città conosce la splendida signoria dei Vitelleschi.
Nel 1436, il cardinale Vitelleschi fa costruire il Palazzo Vitelleschi, collocato in un punto di cerniera tra Corneto Vecchia e Castro Nuovo. Per tutto il Quattrocento si susseguono una serie di interventi edilizi, indice di un notevole interesse alla città da parte dei Vescovi.
Nel 1592 un terremoto procura numerosi danni alla struttura della città; nel Settecento si assiste ad una forte ripresa dei lavori urbani.
Nel 1823, infine, con la scoperta delle prime tombe Etrusche, si mette in moto un meccanismo che formerà la nuova identità culturale della città.
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