L'antico complesso di edifici termali di Civitavecchia si pone sicuramente tra i più interessanti in tutto il territorio etrusco. Il grandioso monumento si può raggiungere sia attraversando il centro della città lungo la via delle Terme Taurine in direzione di Tolfa, sia, per chi proviene direttamente da sud, uscendo dall'autostrada al casello di Civitavecchia Nord e percorrendo per circa un chilometro la strada provinciale.
Le prime indagini sull'area archeologica risalgono alla metà del 1700, per volontà ed opera del governo pontificio.
Agli inizi del 1900 si operarono i primi interventi sistematici, a spese dello stato, che portarono alla scoperta delle terme repubblicane, delle quali sino ad allora si ignorava l'esistenza.
Per anni sono proseguite le indagini che hanno messo in luce buona parte del complesso termale, permettendo di identificarne diversi settori.
Per meglio comprendere i resti riaffioranti è necessario fare qualche passo indietro nel tempo e fare riferimento alla lettura del lungo viaggio descritto nel 416 d.C. dal poeta Rutilio Claudio Namaziano: nel descrivere il percorso da Roma in Gallia, egli narra che, a causa di una forte sciroccata, fu costretto, il giorno stesso della partenza, a fermarsi a Centumcellae (Civitavecchia) e qui visitò le terme e ne descrisse l'aspetto con una poesia nella quale il poeta afferma che il nome della sorgente ha origine da una leggenda secondo cui un toro (probabilmente assimilato ad una divinità) avrebbe raspato la terra prima di iniziare una lotta. Così sarebbe scaturita la sorgente miracolosa di acqua calda sulfurea.
Alle pendici dei monti della Tolfa, in vicinanza dell'antico laghetto di Aquae Tauri, sgorgava la sorgente che ancora oggi passa per le Terme Taurine.
Taluni studiosi hanno avanzato un ipotesi circa l'identificazione dell'area termale come villa di Traiano, ebbene questa ipotesi, peraltro affascinante, aveva a favore solo un passo della lettera di Plinio, ma purtroppo mancano ulteriori dati per poter avvalorarla, anche perché gli studi sulle Aquae Taurine hanno accertato che si tratta effettivamente di un complesso termale.
Le Terme avevano precedenti sin dall'antichità più remota: Fin dall'epoca preistorica, infatti, è noto che le sorgenti termali fossero ben conosciute ed apprezzate per le loro virtù terapeutiche.
Gli Etruschi cominciarono a valorizzarle costruendo le prime rudimentali terme, ma solo in epoca romana furono affrontati e risolti i vari problemi per rendere efficace al massimo grado l'uso delle acque.
Sul colle detto "
La Ficoncella", ad un chilometro circa in linea d'aria dalle Terme Taurine, esisteva un piccolo centro denominato
Aquae Tauri, tale centro doveva avere origini molto antiche, da sempre devono essere state sfruttate le acque termali, così come dimostrano i ruderi di altre terme ivi esistenti.
In età Sillana (tra il 90 ed il 70 a.C.) fu eretto un nuovo edificio che prese il nome di
Terme Taurine, data la vicinanza con il predetto centro abitato, ed ebbe il massimo sviluppo in età Traianea, subendo un ulteriore ampliamento verso la fine dell'impero di Adriano.
La zona termale fu notevolmente frequentata durante tutta l'età imperiale, ma, con la decadenza dell'impero, tale zona cominciò ad essere sempre meno affollata. Durante la guerra tra Goti e Bizantini il complesso cessò di funzionare, tuttavia l'uso delle prodigiose acque, che continuavano a sgorgare nell'edificio abbandonato ed ormai in rovina, non dovette mai cessare.
Alla metà del secolo scorso si studiarono progetti per riattivare le Terme mediante il restauro dell'edificio antico, ma poi l'idea venne abbandonata.
Le Terme Taurine occupavano originariamente, comprese le aree a verde, una superficie non inferiore ai 20000 mq. Per chi ha intenzione di effettuare una visita al complesso è opportuno iniziare il percorso dalla zona delle Terme Repubblicane, presso la casetta del custode.
Al centro di queste vi è il
peristilio, area destinata al passeggio all'ombra.
Dal peristilio, attraverso un ampio corridoio con tracce di pavimentazione in mosaico, si giunge ad un ambiente identificato con il
tepidarium, ove si sostava dopo il bagno caldo.
Attiguo al tepidarium vi è il
laconicum o sudatorio, a pianta rotonda, coperto in origine a cupola.
A Nord del tepidarium e del laconicum un ampio corridoio con
pavimento in spicatum portava ad altri settori termali, sempre del I secolo a.C., dei quali restano scarsissimi avanzi.
Dal laconicum, mediante un altro corridoio, si giungeva prima ad una latrina, poi a due ambienti che dovevano costituire l'
apodyterium o spogliatoio delle terme più antiche.
Successivamente, in ciascuno dei due vani fu creata una vasca da bagno, la più ampia delle quali, con pavimento in mosaico, era in comunicazione con la
vasca del calidarium. Questo ambiente era destinato al bagno caldo ed aveva una struttura di tipo basicale, con due file di colonne che lo dividevano in tre navate.
La copertura, in un primo tempo a tetto, fu sostituita da una poderosa volta. Sopra di essa fu creata una terrazza praticabile coperta a padiglione (diaeta) con pregevole pavimento marmoreo.
Il calidarium veniva alimentato dall'acqua delle terme, convogliata, attraverso un tubo di piombo. La profondità della piscina era di circa.1,20 metri.
Tutto l'ambiente era riccamente decorato: rivestimenti marmorei, stucchi figurati con vari soggetti e capitelli ionici. Al centro della grande abside era ricavata una nicchia rettangolare, fiancheggiata da due mensole che sorreggevano le colonnine: un'edicola o larario, ove era esposto il simulacro della divinità tutelare delle acque.
Nei pressi dell'edicola fu ritrovata l'ara in marmo lunense dedicata da Alcibiade, liberto dell'imperatore Adriano, alle ninfe tutelari delle acque.
A Sud del calidarium è un piccolo
frigidarium creato forse in epoca flavia (seconda metà del primo secolo d. C.): la vasca doveva essere alimentata con l'eccesso di acqua proveniente dal calidarium.
Ritornando nel peristilio si incontrano una serie di piccoli ambienti adibiti a cubicula diurna, cioè a camera da letto per un breve riposo dopo il bagno. Vicino a questi vani era un ambiente absidato, una exedra, cioè una sala di convegno o di conversazione.
La parte del complesso termale costruita in epoca successiva, in età adrianea, è situata a sud del primitivo nucleo repubblicano. Mediante una breve scala, attraverso uno stretto corridoio, si giungeva all'ingresso dei bagni ove si pagava la tassa di ingresso e si depositavano probabilmente parte degli oggetti personali affidati ad un apposito incaricato (capsarius).
Attraverso una successione di vani si entrava nello spogliatoio, apodyterium, che veniva scaldato da una sorta di caldaia, l'
hypocausto, ove veniva bruciata della legna. Mediante un cunicolo creato al centro dell'ambiente veniva diffusa uniformemente l'aria calda attraverso il vuoto creato sotto il pavimento e lungo le pareti, mediante appositi mattoni forati.
Attraversando un vano si potevano raggiungere l'antico calidarium e quello di recente costruzione, che si fronteggiavano l'un l'altro, forse usati ad orario alternato o per visitatori di diverso sesso.
Il calidarium più recente era di grandi dimensioni: lungo 23 metri e largo 10,70 metri, con una grande piscina che occupava quasi tutto l'ambiente. Sia la vasca per il bagno che le pareti erano rivestite da lastre di marmo bianco, mentre una successione di nicchie quadrate alternate a quelle a semicerchio dovevano alleggerire la struttura.
La grande vasca veniva alimentata grazie ad un sistema di tubature che conducevano acqua termale alla temperatura di 47°. Inoltre la vasca poggiava su pilastrini in modo da costruire una suspensura al posto del solito praefornium e da isolare l'ambiente mantenendo calda l'acqua.
Attraverso altri vani si giungeva ad un'ampia sala, il tepidarium, con grande volta interamente conservata. Nella parte anteriore era una vasca da bagno con due nicchie superiori per la collocazione di statue, mentre in un ampio spazio a profilo semicircolare era una seconda vasca.
All'aperto era collocato il frigidarium, con una piscina lunga circa 10 m., cui si accedeva mediante 3 gradini, l'ultimo dei quali formava un sedile lungo le pareti della medesima vasca. Vicino al frigidarium era un singolare ambiente costituito da due avancorpi con 4 finestre nei lati sud ed ovest, atto ad essere riscaldato dai raggi solari.
Si tratta forse di un heriocaminus o stufa solare, ove si otteneva un bagno di sudore, grazie anche alla sabbia riscaldata.
A Sud della strada antica che portava a Tolfa permangono ancora resti, sempre pertinenti al complesso termale e riferibili ad una biblioteca con i suoi annessi posti simmetricamente ai lati e tra loro intercomunicanti. Al centro era la grande sala con 8 nicchie rettangolari, alte dal pavimento circa 60 cm, ove erano collocati gli scaffali per i libri. L'ambiente aveva 12 colonne marmoree scanalate; il pavimento, come risulterebbe per una scarsa traccia ancora visibile, era in opus sectile.
All'ambiente si accedeva tramite un portico e poi, mediante una scala, si giungeva al criptoportico creato per passeggiare al coperto.
Sempre ad occidente, a conclusione del criptoportico, erano alcuni vani di disimpegno, mentre più ampia era una sala adibita alla conversazione o almeno alla rappresentanza. Adiacente alla sala era una successione di piccoli ambienti di incerta identificazione.
Ad est del criptoportico si aprivano ben 9 vani che affacciavano su un passaggio di disimpegno.
Sul lato sud-ovest del complesso era un'ampia zona aperta, un giardino su cui si affacciava una sala di grandi dimensioni. Tracce di strutture non ancora esplorate verso Est fanno supporre che il complesso fosse ancora più esteso, con ulteriori edifici.
Un'interpretazione generale dell'area termale, per quanto sia possibile, risulta sempre limitata ed imparziale. Senza dubbio si può sottolineare che esistesse un settore antico verso Nord al quale fosse stato aggiunto uno più ampio ed articolato in epoca successiva ,a Sud.
I due settori devono essere stati utilizzati contemporaneamente, anche perché quello più antico non risulta essere stato mai abbandonato. Il fatto che esistessero doppi ambienti con medesima funzione e sempre in uso, dimostra che anche l'affluenza dei visitatori era considerevole e che, quindi diventava necessario l'utilizzo di duplici attrezzature per smaltire il numeroso pubblico.
Inoltre tutto l'impianto risulta essere particolarmente sofisticato, con interessanti accorgimenti tecnici che agevolavano l'uso termale del complesso .
Infine vanno messe in evidenza la raffinatezza e la cura delle decorazioni, nonché le particolarità di alcune soluzioni architettoniche, tutti elementi che attestano, nell'esecuzione, la presenza non certo di grossolani operai, bensì di maestranze specializzate, alle dipendenze di importanti appaltatori a loro volta diretti da architetti sulla base di precisi progetti.